Nel libro testimonianza fondamentale dell’Ayurveda, il Charaka Samitha, si racconta che un giorno un allievo ( Agnivesa ) chiede al suo Maestro Atreya se la durata della vita è prestabilita o no.
Allora lui risponde: “La vita si esaurisce nel mezzo [della sua durata potenziale] se si intraprendono attività non in armonia con le proprie forze” (CS, Sut, XII, 38).
Ecco quindi che viene ribadito il concetto di responsabilità, che in Ayurveda è fondamentale: ciascuno determina il proprio destino in base alle proprie azioni. Se le azioni verso se stesso sono adeguate la persona vivrà a lungo, altrimenti vivrà poco e male.
Del resto se fosse tutto prestabilito che senso avrebbe curarsi ?
Ecco quindi il principio fondamentale che distingue questo tipo di Medicina dalla tendenza moderna e occidentale di voler piegare la natura a nostro uso e consumo . In Ayurveda il Vaidya (il medico ayurvedico) non è colui che guarisce le malattia ma quello che accompagna la persona nel percorso della salute .
Ecco perché l’Ayurveda non è per tutti .
Il punto non è che bisogna crederci perché funzioni. Funzionare… funziona, ma bisogna metterci del proprio, accettare di mettersi in discussione . Da noi invece la natura deve piegarsi al nostro volere: sono vecchio ma voglio fare il giovane , non voglio avere la febbre , non voglio avere dolore , voglio mangiare di tutto , mi piacciono i vizi …
Armonia, equilibrio ecco le chiavi per una buona salute .